Fan Fiction

Avvertenze:



Questa fan-fiction nei capitoli successivi conterrà delle descrizioni a sfondo sessuale, non si tratta di pornografia in quanto lo stile è molto pulito e il tema è affrontato in maniera intelligente ed adeguata.
In ogni caso a chiunque si ritenga impressionabile o non gradisca descrizioni dei rapporti sessuali, si consiglia di non leggere la fan-fiction.
E' consigliata ad un pubblico maturo o comunque di età superiore ai 14 anni.

Seconda Parte


“Sometimes goodbye, though it hurts in you heart
is the only way for destiny.
Sometimes goodbye, though it hurts
is the only way now for you and me.
Though it’s the hardest thing to say
I'll miss your love in every way,
so say goodbye
but don't you cry
'Coz true love never dies”
S Club 7


Greg.

Era l’unica cosa a cui riusciva a pensare da dodici ore.

Quella cena era stata molto simile ad un interrogatorio, grazie alla fame di sapere delle sue sorelle. L’avevano riempito di domande sulle sue protette, sulla moglie, sulla casa in cui viveva momentaneamente da solo in attesa di essere raggiunto dalla consorte, e soprattutto sul suo rapporto lavorativo con Phoebe. Lui era riuscito a controbattere svariate volte senza aver mai assunto uno sguardo o un tono che avesse potuto far pensare a un’altra verità. Lo ammirava. Lei invece era riuscita a mantenere una calma apparente solo fino a metà cena, e aveva passato l’altra metà fingendo di andare a prendere qualcosa dalla cucina o di chiamare Elise, o chi per lei. Ogni volta che tornava a tavola non riusciva a staccargli gli occhi di dosso come se in quel modo potesse farlo suo per sempre e a dispetto di tutti gli ostacoli. Per il resto, non aveva avuto difficoltà a sfoggiare i suoi migliori falsi sorrisi quando Piper e Paige avevano voltato lo sguardo verso di lei. Tuttavia c’era qualcosa che avrebbe potuto far cadere il muro di falsità che aveva costruito in quei mesi: se le avessero chiesto qualcosa sulle conversazioni che avevano avuto a quella cena, non avrebbe saputo dire neanche una parola. Il suo cervello l’aveva costretta a pensare per tutta la sera alle conseguenze delle sue azioni passate. E presenti. Non sarebbero riusciti a tenerlo nascosto per molto tempo, dovevano assolutamente sforzarsi di dimenticare tutto.

Finalmente la fila di macchine si mosse di qualche metro riuscendo a distrarre Phoebe per pochi istanti. C’era un traffico anomalo anche per una metropoli come San Francisco e, se in condizioni normali avrebbe avuto una pazienza limitata, quella sera in realtà la considerava una benedizione. Più sarebbe stata lunga l’attesa, più tempo avrebbe avuto per pensare alla tattica da mettere in pratica una volta tornata a casa. In realtà era convinta che era inutile scervellarsi, prima o poi si sarebbe sicuramente tradita. Poi pensò a tutti i motivi per cui doveva farlo. E a tutti quelli per cui non voleva farlo. Era completamente spiazzata dai suoi sentimenti, non aveva mai provato qualcosa del genere. Per quanto si sforzasse di non pensare a lui, a come la faceva sentire quando la toccava o anche solo quando la guardava, non riusciva in nessun modo a pensare a cosa sarebbe successo se avesse dovuto rinunciare a lui definitivamente, e lei sapeva che prima o poi sarebbe accaduto. Quello di cui doveva preoccuparsi era non far capire niente alle sue sorelle o la fine sarebbe stata anche peggiore. Ripensò al discorso che aveva avuto con Paige e si rimproverò per essersi fatta sfuggire quella frase. Non erano stupide, per di più conoscevano tutte le sue espressioni. Avrebbero capito immediatamente se avesse fatto di nuovo uno sbaglio del genere. Si chiese come mai non le avevano ancora domandato niente dopo lo spettacolo della sera prima. Forse perché aveva accuratamente evitato l’argomento.



Greg.

Un clacson prolungato per una ventina di secondi la fece sobbalzare, e si accorse che la fila di macchine si era mossa di parecchi metri mentre il semaforo stava per diventare rosso. Riuscì a passarlo con un’accelerata degna di un pilota consumato, mentre vedeva il conducente della macchina che si era lasciata alle spalle fermarsi imprecando. 

Continuò a riflettere sulla sua situazione, e ringraziò chiunque la stesse vegliando da lassù per averla protetta quando si rese conto di essere arrivata a casa. Spense la macchina e si concesse qualche altro secondo per pensare: era ora di pranzo, sicuramente c’era gran fermento in casa, ma con un po’ di fortuna avrebbe evitato domande spiazzanti occupandosi di Wyatt o del pasto. Dopo un’ultima preghiera scese dall’auto e si avviò verso la porta talmente tesa che quegli scalini le sembrarono interminabili. Finalmente entrò in casa e sentì dei rumori familiari provenire dalla cucina: Piper che attirava l’attenzione di Wyatt per farlo mangiare, il suono dei cartoni animati in tv…Mancava qualcosa. Paige. Non era in casa. Phoebe si lasciò invadere da una mezza ondata di panico. Da sola con Piper? Avrebbe capito cosa le stava succedendo prima ancora che lei avesse il tempo di pensare a una scusa plausibile. Fece un respiro profondo e urlò <Ehilaa! Sono tornata!> cercando di avere un tono il più naturale possibile.

La risposta arrivò mista a dei gridolini di Wyatt. <Sono in cucina!>

Phoebe sorrise al pensiero di vedere come Wyatt avesse ridotto la cucina e, mentre lasciava telefono e borse, sentì di nuovo Piper. <Vieni a darmi una mano per favore?> Sorrise di nuovo. Sua sorella era ormai diventata un’ottima madre, ma di fronte al caos reagiva sempre nello stesso modo. Come previsto, la sua richiesta d’aiuto proseguì:

<Sai com’è, non è facile far mangiare tuo nipote e controllare la pasta sul fuoco nello stesso momento.>

Phoebe si avviò verso la cucina meravigliandosi di non dover fare alcuno sforzo per sorridere.

<Se arrivasse qualcuno in questo momento, porterebbe via Wyatt credendomi incapace di badare a una famiglia.>

Non era arrivata neanche alle scale quando un ragazzo comparì a una decina di passi da lei. Phoebe si immobilizzò all’istante: le sembrava troppo familiare.

<Quando invece io penso a tre persone!>

Era vestito di nero e aveva lo stesso sguardo del demone che poche sere prima l’aveva quasi uccisa. Questo però era rimasto immobile. Phoebe gli guardò le mani: non aveva nessun pugnale.

<E non so quale delle tre mi crei più problemi.>

Non riusciva a muoversi. Era completamente paralizzata dalla paura. Perché non reagiva? All’improvviso il demone alzò le mani in segno di resa.

<Phoebe?>

Piper comparve nella sala da pranzo con Wyatt in braccio ed ebbe esattamente la stessa reazione della sorella. Che ci faceva un demone lì, e perché si era arreso senza che Phoebe avesse fatto una mossa?

=============

Greg comparve nel salone a tempo di record. Erano passati solo due secondi dalla chiamata delle sorelle, che era anche la prima per lui. Si ritrovò di fronte il Trio al completo, e sentì subito una forte tensione. Capì subito che era successo qualcosa di importante, ma qualunque cosa fosse non gli impedì di guardare per prima Phoebe, che si limitò a scrutarlo con la coda dell’occhio senza voltare la testa. Sentì un brivido corrergli lungo la schiena e penetrare il corpo per stringergli il cuore in una morsa gelida, ma dovette rivolgere l’attenzione sulle altre Halliwell per non destare sospetti.

<Ciao!> lo salutò Piper,con una finta allegria, scatenata sicuramente dal problema che stavano per esporgli.

<Abbiamo bisogno di te.> tagliò corto Paige.

Greg notò che a quelle parole Phoebe aveva smesso per un istante di respirare. Non avevano ancora finito il discorso della sera prima, ma non ne avevano alcun bisogno. Sapeva quello che voleva Phoebe, e in fondo al suo cuore una vocina gli diceva che aveva ragione lei, anche se sarebbe stato un processo lungo e doloroso. Era solo il primo giorno della loro nuova relazione di “lavoro”, ed era già complicato non pensare a lei, non poterla toccare e non poterla guardare. <Cos’è successo?> domandò, e per tutta risposta Piper gli indicò qualcosa dietro di lui. Quando si girò vide quello che era chiaramente un demone, il quale si stava interessando alle piante della sala da tè. <Cosa vuole?>

<Si chiama Xadrian.> iniziò Piper.

<E vuole che collaboriamo con lui.> finì Paige.

Greg tornò a guardarle con un’espressione di diffidenza, poi alzò per un istante gli occhi al cielo prima di ribattere con sorriso: <Certo, e ovviamente non farà neanche il doppio gioco, vero?>

<In realtà lo sta già facendo.> puntualizzò Piper, che dopo aver visto il sorriso sparire dal volto dell’angelo bianco continuò. <È venuto qui perché gli avevano ordinato di ucciderci. Fa parte di una delle fazioni che si stanno contendendo il trono del mondo del Male.>

Come se si fossero già preparate, le due sorelle si passavano continuamente le redini del discorso. L’unica che non parlava era Phoebe, che faceva finta di intrattenere il nipote. <E invece di ucciderci ha proposto un accordo. Lui non ci elimina, e noi lo aiutiamo a uccidere Keion.>

Greg guardò il demone di traverso manifestando tutta la sua diffidenza. Piper continuò imperterrita. <Già. Dice che se Keion prenderà il controllo, porterà il Mondo del Male alla distruzione.> L’angelo bianco stava continuando a squadrare Xadrian come se volesse incenerirlo all’istante.

<Ti abbiamo chiamato per chiederti…un parere.> Paige non sembrava contenta dell’atteggiamento dell’angelo bianco, aveva l’impressione che non sarebbe stato bravo come Chris o Leo.

All’improvviso Greg disse: <Non avete bisogno di me per decidere, la risposta è ovvia.>

<Ah sì?> chiese Piper ironizzando.

<Non dovete accettare.> Phoebe lo stava guardando con la coda dell’occhio, ma lui non si lasciò intimorire. <Se dice che Keion porterà alla distruzione il mondo del Male, perché dovete rischiare la vita? Lasciate che facciano tutto da soli, un demone non ha certo bisogno del vostro aiuto per ammazzare un altro demone. Ha tutta la sua fazione, e anche le altre.>

<Sì, ma per arrivare al potere Keion deve uccidere prima noi.> spiegò Paige.

<E visto che non ci riuscirà, il problema di aiutare o no quel demone impostore non si pone, vi pare?>

<E chi ha detto che non ci riuscirà? Due sere fa un altro demone della sua fazione ha quasi ucciso Phoebe.> Greg si girò di scatto verso di lei, che si ostinava a non guardarlo in faccia. Era riuscito a nascondere gran parte della paura che l’aveva invaso, tuttavia la sua espressione era abbastanza chiara. Piper scelse le parole che stava per dire, non era bello far sapere al nuovo angelo bianco che una delle sorelle ultimamente era stata dedita all’alcoolismo, men che meno considerando il fatto che lui e Phoebe si conoscevano già. <L’ha sorpresa…mentre tornava a casa. È entrata senza accendere la luce, Paige non c’era e io ero già a letto.>

L’uomo continuava a scrutare Phoebe e a tenere le braccia incrociate sul petto. Poteva sembrare una postura naturale, ma in realtà era in quella posizione perché gli stava scoppiando il cuore: sentiva quello che stava provando Phoebe, e non poterla consolare acuiva il suo dolore. Si sforzò di tornare professionale e volse lo sguardo ancora una volta verso le altre due. <Evidentemente vi hanno spiato per un po’ di tempo.> Piper e Paige lanciarono contemporaneamente uno sguardo in direzione di Phoebe, ma anche questa volta la ragazza non mosse la testa e ricambiò alzando solo gli occhi. Greg si chiese se per caso le sorelle stessero iniziando a intuire qualcosa, quindi attirò la loro attenzione sul problema per il quale l’avevano chiamato. <Se è così, aiutare quel demone sarà un suicidio. Non vi è venuta in mente l’idea che può essere una trappola? Con la scusa di uccidere Keion, vi attirano laggiù per potervi uccidere con calma tutti insieme, visto che non ci sono riusciti neanche cogliendovi di sorpresa.> Fece una pausa. Aveva la vaga impressione che stesse parlando al vento. <Sentiamo, perché vorreste accettare?>

Fu il turno di Paige. <Se non accettiamo, saremo costrette a eliminare demoni per mesi. Se invece accettiamo, una volta ucciso Keion ci sarà calma per parecchio tempo.> Vedendo che Greg non rispondeva e la guardava con un’espressione poco convinta, continuò: <Ieri sera hai detto che la fiducia è importante...>

<Io mi fido di voi! É di lui che non mi fido.> puntualizzò.

Nella stanza scese un silenzio opprimente, nessuno di loro sembrava voler mollare. Piper fece un ultimo tentativo: <Per preparare un piano contro Keion ci vorrà del tempo. Potremmo accettare e tirarci indietro al minimo passo falso di Xadrian.>

<Potrebbero arrivare altri demoni se Xadrian non si farà vivo fra la sua gente.> Greg gettò la spugna vedendo che due delle sorelle sembravano aver già preso una decisione e che la terza neanche lo guardava in faccia. Si chiese se non fosse davvero meglio abbandonare l'incarico. Era più doloroso averla vicina e non ricevere neanche uno sguardo, oppure stare lontani? Tornò immediatamente in sé quando pensò che se si fosse allontanato probabilmente non l'avrebbe più rivista. <E va bene, fate quello che ritenete giusto, io...vi aiuterò per quanto mi sarà possibile.> Ricevette due sorrisi come ricompensa per aver ceduto alle loro insistenze, mentre dentro di sé sperava che si risolvesse tutto per il meglio.

<Ehm...Phoebe, perché non vai a mettere Wyatt a letto? É l'ora del sonnellino.> disse Piper, ancora un po' sorpresa dal fatto che Greg si fosse arreso così in fretta. Non sapeva se l'avesse fatto perché si fidava realmente di loro, o se volesse solo guadagnare punti ai loro occhi.

<Vuole vedere te prima di addormentarsi, lo sai.> rispose. Per le sue sorelle, il tono di voce che aveva usato indicava stanchezza o apatia, ma Greg sapeva bene qual era la verità. Erano tutti e due in un mondo completamente distaccato da quello in cui vivevano, un mondo in cui erano separati da un muro che percepivano, ma che non sapevano come superare.

<Ti raggiungo subito.> Piper aveva notato lo strano comportamento della sorella, e l'averle chiesto di occuparsi di Wyatt era stata una scusa per trovarsi da sola con lei e parlarle senza correre il rischio di essere interrotte. Aspettò che salisse le scale, poi si rivolse a Paige e Greg: <Voi due andate da Xadrian e cercate di avere informazioni senza scoprirvi troppo.>

<Credo sia meglio proteggere Wyatt ancora di più.> L'angelo bianco si sforzò di non girarsi per seguire Phoebe con lo sguardo. Stava per dire a Piper che era tutto ok per non farla salire, ma rinunciò pensando che forse sarebbe stato ancora più compromettente, in fondo voleva solo scambiare quattro chiacchiere con la sorella.

<Ok, faccio uno scudo magico contro i demoni nella sua stanza.> In fondo non era male come angelo bianco.

Non era passato neanche un giorno ed era già così difficile. La sera prima si era lasciato prendere dall'emozione di averla rivista e non aveva pensato alle conseguenze dell'aver rifiutato di abbandonare l'incarico. Neanche quella notte a Berkeley aveva pensato alle conseguenze.

Si accorse che Paige lo stava aspettando per andare da Xadrian, così si incamminò verso di lei e insieme raggiunsero il demone. Il ragazzo, occhi e capelli scuri, se ne stava in piedi ad osservare alcune foto. Quando si accorse che erano tornati disse sprezzante: <Finalmente....Colpevole o innocente?>

Il suo humour e la sua sicurezza non colpirono Paige, abituata a quel genere di comportamenti. <Dovevamo parlarne con il nostro angelo bianco, se non ti dispiace...> disse inclinando la testa verso Greg e sfoggiando un sorriso teso. <O vuoi che ti eliminiamo senza pensarci troppo?> Minacciare era il miglior modo per fargli capire che non aveva a che fare con tre streghe qualsiasi.

<Sarà peggio per voi se lo fate, ma almeno morirò sapendo che qualcuno mi vendicherà.> rispose Xadrian con un tono intimidatorio che non avrebbe ingannato neanche un bambino.

Paige fece un risolino e poi disse: <Non voglio che ti muoia con quest'illusione.>

Greg pensò che se non fosse intervenuto sarebbero stati capaci di continuare fino a sera. <Paige...> disse piano senza staccare gli occhi dal demone.

Xadrian per la prima volta guardò negli occhi Greg con un sorriso provocante stampato sul volto. <Mi pare di capire che mi aiuterete.>

<A malincuore, ma sì.> rispose la strega dopo un finto sospiro di rassegnazione.

<In fondo non siete così stupide come pensavo.>

In quel momento Paige avrebbe voluto strangolarlo ed evitarsi così tutto quello che sarebbe accaduto nei giorni a seguire. Alzò gli occhi al cielo e disse a bassa voce rivolta a Greg: <Forse avremmo dovuto darti ascolto.> L’angelo bianco non sorrise alla battuta ma rimase immobile a fissare Xadrian. Dentro di sé gli stava promettendo che se avesse fatto del male a Phoebe l’avrebbe ucciso con le proprie mani.

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Wyatt chiuse finalmente gli occhi e Piper tirò su la coperta con dolcezza, sapendo che se si fosse svegliato non si sarebbe più riaddormentato. Disse a bassa voce: <Ecco qui…Ho fatto in modo che lo scudo magico funzioni anche con la porta aperta, possiamo stare tranquille.> Si girò a guardare la sorella, che non espresse commenti prima di uscire dalla stanza, e pensò che quello che stava succedendo era completamente al di fuori di ogni logica. Non riusciva a capire perché Phoebe avesse deciso per qualche giorno che l’alcool era meglio delle sue sorelle, perché rimaneva bloccata davanti a tutti i demoni, e perché non sorrideva mai. Solo la sera prima era riuscita a fare una battuta e quasi a ridere, e adesso era circondata da un alone di tristezza. Che diavolo stava succedendo? Si accorse che l’oggetto dei suoi pensieri stava quasi per raggiungere il corridoio, così si affrettò per dirle: <Che ti prende?> Aveva deliberatamente usato un tono calmo per farle capire che poteva fidarsi di lei.

<Mhm?> Cercò di guadagnare tempo e pensare ad una risposta, ma dentro di lei sentiva che Piper stava per nominare Greg. <Niente, stavo solo pensando a tutta questa faccenda.> Non era una bugia. Era vero che stava pensando a quella faccenda, solo che non era la stessa che credeva sua sorella.

<No, veramente mi riferivo al fatto che…> Aspettò che Phoebe si fermasse e volgesse lo sguardo verso di lei. <Non hai detto una parola da quando è arrivato Greg.> Pausa. <Non hai neanche cercato di convincerlo.>

<Pensavo bastaste voi per quello.> rispose con un sorriso, e riprese a camminare augurandosi di aver messo il punto a quel discorso.

Piper temeva di dire qualcosa di sbagliato, ma non poteva permettere che quella situazione durasse a lungo, qualsiasi fosse il motivo che l’avesse scatenata. <È successo qualcosa fra voi due, vero?> Phoebe si sentì cadere un macigno sulla schiena e istintivamente si fermò. Aveva davvero capito quello che era successo? Aveva sentito la loro conversazione la sera prima? Pur sapendo che il suo atteggiamento stava portando la sorella nella direzione giusta, non ebbe il coraggio di girarsi. Il suo cervello le diceva di rispondere subito qualcosa e abbozzare un sorriso, ma la paura di quello che poteva accadere di lì a pochi secondi la paralizzò. Piper continuò: <Io non pretendo di essere una veggente o un’empatica, ma sono tua sorella. So quando c’è qualcosa che non va.> Solo in quel momento Phoebe riuscì a voltarsi mantenendo un’espressione indecifrabile. <Se non vuoi dirmi qual è stato il problema fra voi…o qual è…io rispetto la tua decisione. Ma dovete trovare il modo di lavorare insieme, o ne pagheremo le conseguenze.>

Conseguenze…Phoebe pensò che quello che stava succedendo era una conseguenza della notte in cui si erano lasciati trasportare dalla passione. Capì che Piper credeva davvero a quello che aveva detto Greg la sera prima, e cioè che loro due non andavano d’accordo, ma non riuscì ugualmente ad articolare una frase, quindi annuì e finalmente scese le scale, lasciando la sorella ancora più perplessa.

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La pozione bolliva nella pentola silenziosamente, come se non volesse distogliere Phoebe dai suoi pensieri. Appoggiata al lavandino, fissava il piano cottura davanti a lei senza guardarlo veramente mentre ripercorreva tutti i momenti che aveva passato con Greg, anche quelli che erano durati pochi secondi. Cercava di convincersi che era tutto sbagliato e che non avrebbero dovuto farlo, ma con ogni ricordo sentiva crescere il desiderio di non lasciarlo. Non riusciva a spiegarsi perché le risultasse così difficile stare lontano da quell’uomo, ma sapeva di aver completamente perso la testa per lui come non le era mai accaduto prima, neanche per Cole o per Jason. Se qualcuno le avesse chiesto cosa l’attraeva di lui non avrebbe saputo rispondere. Le bastava guardarlo, o anche pensare a lui, per sentire dentro di lei un irresistibile bisogno di toccarlo, abbracciarlo. Di non lasciarlo andare. Era quella la paura più grande, e lei sapeva che prima o poi sarebbe accaduto. Ogni volta che iniziava a dirsi che doveva prepararsi a quell’eventualità, tornava sempre a perdersi pensando a lui. Le piaceva tutto. I suoi occhi e il modo in cui la guardava, le sue mani e il modo in cui la toccava, il modo in cui la faceva sentire come nessun altro aveva fatto fino ad allora, il modo in cui riusciva a farla sorridere anche quando era arrabbiata o triste. Sorrise anche in quel momento e le si riempirono gli occhi di lacrime, e subito i ricordi di quella notte tornarono a farsi largo tra i suoi pensieri. Era successo tutto così all’improvviso che non aveva avuto il tempo per rendersi conto di quello che stavano per fare, ma dal giorno dopo aveva ricordato ogni singolo secondo di quella sera. Elise li aveva mandati a Berkeley a ritirare un mini premio per il giornale. Lei era andata in macchina e al suo arrivo lui era già lì. In smoking.

Ricordò che dopo averlo visto da lontano aveva provato l’impulso di tornare immediatamente a casa temendo il modo in cui avrebbe potuto evolversi la serata. Dopo la breve cerimonia c’era stato un lungo party durante il quale avevano fatto la conoscenza dei giornalisti di tutta la baia, ed erano arrivati alle tre di notte senza accorgersene. Greg aveva insistito per prenderle una stanza nello stesso hotel in cui si era svolta la serata, dicendo che lui doveva tornare subito a casa. L’aveva accompagnata nella stanza per essere sicuro che non se la svignasse dopo che fosse andato via, avevano scambiato un paio di commenti sulla serata e… Dio, come avrebbe voluto baciarlo in quel modo, quando era ricomparso due sere prima! Nonostante avessero una voglia l’uno dell’altra che era rimasta sepolta per troppo tempo, era stato un bacio pieno di dolcezza. Sorrise ancora. Era stato dolce tutta la sera. Si erano reciprocamente tolti i vestiti rimanendo guancia a guancia, e ricordò la delicatezza con cui le slacciò il reggiseno. La strana sensazione che le provocava sentire il tocco della sua barba sulla pelle. La forza con cui la sollevò e la delicatezza con cui la appoggiò sul letto. Le sue labbra che le baciavano ogni centimetro di pelle.

Un tonfo improvviso la riportò al presente. Wyatt aveva fatto cadere il cubo con cui stava giocando e ora le stava rivolgendo uno sguardo implorante. Phoebe lo accontentò e solo in quel momento si accorse che la pozione stava bollendo da parecchio tempo. Prese una manciata di erbe da una ciotola e la mise dentro la pentola abbassando il gas. Diede un’occhiata più approfondita per assicurarsi che fosse tutto ok, e tornò ad appoggiarsi al lavandino. Era come se fosse perennemente in stato di trance, come se non le servisse altro per vivere se non lui.

Si stava chiedendo dove fosse e se la stesse sentendo quando un bagliore familiare iniziò a comparire alla destra di Wyatt.

<Ciao!> Suo cognato le rivolse appena uno sguardo prima di dedicarsi al bambino. <Ehi, ragazzone! Cosa fai ancora in piedi?> Lo prese in braccio e iniziò a giocare con lui dimenticandosi di Phoebe, che dal canto suo non fece nulla per attirare l’attenzione e riprese ad occuparsi dei doveri da strega temendo che Leo riuscisse a sentire le sue emozioni. <Stai preparando le pozioni per Keion?> le chiese qualche secondo e qualche occhiata dopo.

<No, sono solo pozioni per la battaglia…Sono per me, visto che ultimamente mi blocco davanti a ogni demone che mi passa davanti…> Vide comparire sul viso di Leo un’espressione interrogativa, per cui cercò di continuare a parlare per sviare il discorso. <Se cerchi Piper è andata al P3 con Paige.> Iniziò a maneggiare con le ciotole di erbe che aveva davanti per non guardarlo in faccia.

<Veramente ero venuto per sapere come va col nuovo Angelo Bianco.> Era troppo occupato a giocare con suo figlio per accorgersi che Phoebe si era immobilizzata.

<Ehm…> Cercò di prendere tempo, una pratica che le era diventata usuale in quegli ultimi tempi. <Non lo so…È il secondo giorno…> Di nuovo fece un’altra domanda per sviare il discorso, Leo era bravo almeno quanto le sue sorelle quando si trattava di capire se stesse tralasciando qualcosa. <Come fai a sapere di Keion?>

<Greg è venuto a informarci.> Prese a fare delle boccacce al bambino, ma riuscì a vedere con la coda dell’occhio l’espressione quasi sconvolta di Phoebe. <Non ha fatto la spia, gli anziani devono sapere tutto sulle vostre battaglie. Lo state trattando bene?>

Lo stavano trattando bene? Ripensò a quello che c’era tra loro due e decise di non rispondere per evitare dichiarazioni velate. <Accidenti che brutta fama…> La prima battuta che le era venuta in mente.

<No, è che…> Smise per un secondo di giocare con suo figlio per dedicarsi alla sua ex protetta. Aveva l’impressione che fosse diversa dall’ultima volta che l’aveva vista, e decise che era il momento giusto per cogliere la palla al balzo. <Chris mi ha informato del piccolo problemino…>

<Quale problemino?> La paura iniziò a diffondersi per tutto il corpo come se fosse al posto al sangue. E se Chris avesse ascoltato la conversazione della sera prima? Se invece gli anziani sapessero tutto di loro due e quella era una prova? Attese la risposta come un condannato che aspetta la sentenza.

<Mi ha detto che non avete avuto un bel rapporto al giornale…> Notò che Phoebe non sembrò particolarmente colpita da quella frase. A dir la verità sembrava quasi sorpresa. <Perché, non è vero?> chiese per essere sicuro.

<Non sapevo che fosse un angelo bianco, puoi tranquillizzare i tuoi colleghi. Non ci saranno problemi sul lavoro magico.> Aveva quasi dimenticato qual era il problema ufficiale tra lei e Greg, di conseguenza non era mai pronta a rispondere a domande del genere. Cercava però di farlo sempre con una mezza verità: era vero che due mesi prima non sapeva che fosse un angelo bianco, ma non era sicura per la parte che riguardava i problemi sul lavoro magico. <Perché ha dovuto dirtelo Chris? Credevo che gli anziani sapessero tutto.> Buttò quella domanda nel tentativo di ricevere una risposta soddisfacente senza dare nell’occhio. Guardò l’orologio, e poiché le sue sorelle non accennavano a rientrare, decise che era il momento di preparare il biberon a Wyatt per portarlo a letto. In realtà era una scusa per voltare le spalle a Leo.

<Non lo sapevamo. Non spiamo angeli bianchi e streghe nella vita di tutti i giorni.> Prima di comparire in quella cucina credeva che Chris stesse esagerando a proposito di Greg e Phoebe, ma guardando il comportamento dell’interessata iniziava a sospettare che in realtà c’era molto di più di quello che avevano dichiarato. Stava per chiederle ulteriori chiarimenti, quando Piper e Paige fecero il loro ingresso nella cucina. Lo scambio di saluti fu per Phoebe un diversivo che le permise di tirare un sospiro di sollievo non vista, ma dovette riprendersi subito dal momento che Piper stava puntando dritta verso di lei. Una volta che le fu vicina, però, disse solo: <Lascia, faccio io, tu pensa alla pozione.>

Paige fu l’unica a non affannarsi per cercare qualcosa da fare, decise invece di intavolare un piacevole discorso come non se ne sentivano da parecchio tempo. <Che ci fai qui? Visita di cortesia o hai saputo della nostra ultima decisione?> chiese a Leo.

<Veramente ero venuto per chiedervi come vi trovate con Greg.> le rispose. Voleva vedere se la reazione di Phoebe era simile a quella delle altre sorelle.

<Bene, è solo che…> iniziò Piper mentre prendeva il pentolino per preparare il latte a Wyatt.

<Cosa?>

<È troppo arrendevole.> finì Paige mentre Piper annuiva per confermare.

<Che vuol dire?> Leo iniziava a sentire aria di malcontento da “nuovo angelo bianco”.

<Quando l’abbiamo chiamato per chiedergli un parere, ha cercato di farci cambiare idea solo per un paio di minuti.> spiegò Paige.

<Perché l’avete chiamato, se avevate già deciso?> Quella domanda spiazzò le due sorelle, che si guardarono come per cercare una risposta decente. <Comunque un angelo bianco non deve prendere decisioni per il suo protetto, ma deve dare un consiglio. Greg non ha fatto niente di sbagliato.> Leo stava cercando di far capire loro che gli anziani non avevano né tempo né voglia per pensare ai loro capricci.

<Veramente stava cercando di convincerci a rifiutare l’offerta.> disse Piper. In realtà non trovava niente di sbagliato in Greg, ma aveva la sensazione che fosse lui la causa del malumore di Phoebe, perciò cercava di trovare più difetti possibile.

<L’avrei fatto anche io, date le circostanze…> Leo non se la sentiva di biasimare Greg. Si era ritrovato di punto in bianco ad essere l’angelo delle tre streghe buone più potenti, era naturale che al primo incarico cercasse di dissuadere le sue protette dall’affrontare una fazione di demoni quando una di loro era senza poteri attivi e un’altra era incinta.

<Chris ci avrebbe quasi costrette ad accettare…> fece notare Paige, dimenticandosi del fatto che Greg era un angelo bianco da più tempo di Chris e aveva molta più esperienza di lui.

<Chris mi ha pregato di venire a controllare come lo state trattando.> replicò Leo. Aveva ricevuto quella richiesta in modo talmente implorante che si era deciso a dare ascolto al figlio.

<Lo stiamo trattando bene, non preoccuparti.> Piper si girò per prendere i biscotti e si ritrovò a dover studiare l’espressione poco convinta del marito. <È un buon angelo bianco.> rispose infine per rassicurarlo.

<L’hai scelto tu?> chiese Paige, iniziando a giocare con un pupazzo di Wyatt. La domanda era legittima e non nascondeva nessun doppio senso, ma Leo non fece in tempo a rispondere perché la pozione nella pentola fece una fiammata e un botto.

<Phoebe?> chiamò Piper. Era quasi convinta che quello che stava preparando la sorella non dovesse esplodere.

Phoebe ignorò il richiamo di Piper. Fino a quel momento non aveva mai pensato a come gli Anziani avessero scelto Greg, e un senso di inquietudine iniziò a pervadere i suoi pensieri. E se Loro sapessero già? Se l’avevano mandato per metterli alla prova? Cercò di calmarsi mescolando lentamente la pozione e dopo qualche secondo, mentre tutti guardavano ancora le sue mosse, si decise a chiedere: <Allora, l’hai scelto tu?>

<No.> Nonostante i suoi sforzi, Phoebe non riuscì ad evitare di essere messa subito al centro dell’attenzione. Tutti lì dentro erano convinti che loro due quasi si odiassero, e quella domanda era quasi una confessione. <Veramente…ne avevamo già scelto uno, ma…ci sono stati problemi “tecnici” e abbiamo dovuto cambiarlo.> rispose Leo, cercando di non entrare troppo nei particolari.

<E avete scelto Greg perché è stato il primo che vi è passato davanti?> chiese in un tono indecifrabile, mentre continuava a buttare nella pentola un’erba dietro l’altra.

<Phoebe!> Questa volta il richiamo fu più perentorio del primo. Piper pensò che era il momento di piantarla con tutte quelle storie, ma lasciò alla sorella il tempo per riprendersi e terminare lì il discorso.

<Solo per saperlo!> spiegò Phoebe, senza alzare lo sguardo. Iniziò a girare la pozione con più foga. Doveva assolutamente scoprire cosa nascondeva Leo, la sua risposta di poco prima era stata molto generica. Avrebbe voluto guardarlo negli occhi per studiare meglio la sua espressione, ma se l’avesse fatto avrebbe esposto i suoi sentimenti alla facile lettura di un angelo bianco.

<Abbiamo scelto quello che ci sembrava più adatto.> Leo iniziava a sentirsi a disagio di fronte a quell’interrogatorio e, anche se intuiva il motivo di quella aggressività, non sapeva come comportarsi.

<E quanto tempo ci avete messo per farlo? Cinque minuti? Dieci?> Phoebe sentiva che tutta la tensione trattenuta in quei giorni stava uscendo sotto forma di rabbia, ma non riusciva in nessun modo a calmarsi.

<No.> rispose fermamente Leo.

<Dì la verità, non l’avete scelto a caso, vero?> Buttò lì la domanda quasi senza pensarci su, ma quando se ne accorse era troppo tardi per rimediare. Stava rischiando molto, ma doveva sapere.

<Phoebe piantala!> Piper odiava vederli litigare, soprattutto davanti a Wyatt, che iniziava a dare segni di nervosismo. Paige non osava prendere parte a quella lotta, intuendo che una sola parola sbagliata avrebbe scatenato la terza guerra mondiale. Se ne stava seduta a guardare con attenzione i movimenti di Phoebe, a studiarne il tono di voce e a cercare di vederla in faccia, cosa molto difficile, visto che la teneva sempre rivolta verso i fornelli.

<Sto solo facendo qualche domanda, rispondermi non lo ucciderà.> Prese un'altra erba.

<Ma non capisco perché ti stia agitando tanto.> Leo ritrovò la parola dopo essersi scosso dallo sconcerto. 

<Avete scelto lui di proposito, vero?> insistette Phoebe.

<No!> rispose, cercando di mantenere un tono basso: Wyatt iniziò ad agitarsi più energicamente, e l’atmosfera in cucina era diventata pesante quanto un macigno grande il doppio della stanza.

<L’avete mandato voi a lavorare al giornale!> disse ancora Phoebe, alzando di scatto lo sguardo dalla pozione e lanciando sul tavolo l’erba che aveva ancora in mano.

<Ti ho già detto prima che non sapevamo niente di voi due!>

<Ok, adesso basta!> La pozione esplose un’altra volta, scatenando il pianto di Wyatt. Phoebe ritornò a guardare il pavimento, mentre Leo si allontanò di qualche passo per calmare il bambino. <Loro non hanno niente a che fare con quello che è successo fra voi! Se non riuscite neanche a parlarvi non devi prendertela con Leo!> Piper aveva chiaramente raggiunto il limite della sopportazione. <Adesso dovete concentrarvi su Keion, o faremo tutti una brutta fine.> disse sperando di aver premuto il tasto giusto, ma Phoebe non accennava a rispondere: era troppo occupata a infastidire l’erba che aveva gettato poco prima. <Ti aiuteremmo se soltanto ci dicessi qual è il motivo di questa tensione fra voi.> riprovò. Vide un piccolo movimento delle labbra di Phoebe, e rimase in silenzio per esortarla a dire qualcosa.

<È tutto ok.> rispose infine, quasi con insofferenza.

<A me non sembra.> Il tono di Piper, tagliente di proposito, non ottenne nessun risultato se non il silenzio. Pochi istanti dopo Greg fece la sua comparsa, come se avesse sentito da lassù quello che stava succedendo. Fece una panoramica della stanza con lo sguardo, e vide Phoebe in piedi dietro a una pentola e gli altri che la guardavano come si fa con un bambino che ha rotto qualcosa di molto importante. Sentì subito che c’era qualcosa di strano nell’aria, e se ne accorse quando Piper andò a prendere il latte senza guardare Phoebe in faccia.

<Tutto ok?> chiese, senza staccare gli occhi da lei. Non sopportava vederla in difficoltà, ancora meno se sapeva che era a causa sua. E in qualche modo ne era convinto. Attese comunque la risposta per averne la conferma.

<Ehm…sì…abbiamo pensato che fosse meglio preparare qualche pozione che aiuti Phoebe nell’eventuale battaglia.> disse Paige, quando capì che nessun’altro aveva intenzione di parlare con Greg.

<Spero che non abbia bisogno di usarle. Dov’è Xadrian?> Abbandonò ogni tentativo di capire cosa fosse successo. Phoebe non aveva alzato lo sguardo neanche una volta, ma lui sapeva che stava combattendo per non farlo. Nonostante la sera prima avesse voluto fargli credere di essere convinta della sua decisione, sapeva che in realtà anche lei aveva difficoltà a non parlargli, a non guardarlo e a non toccarlo.

<È andato a raccontare un paio di bugie per sviare i sospetti.> Paige rispondeva alle sue domande guardando con la coda dell’occhio il resto della famiglia.

<E se i suoi confratelli decidessero di venire qui con lui?> Greg seguiva con attenzione i movimenti di tutti, e sentì l’impulso di prendere Phoebe e portarla via da lì.

<Abbiamo già affrontato più demoni contemporaneamente, sta’ tranquillo.> rispose Paige con un tono tranquillo e un sorriso rassicurante, anche se in realtà non avevano pensato a quell’eventualità. 

Ci fu un momento di silenzio rotto solo dal tintinnio delle boccette che Phoebe stava maneggiando. Greg la osservò prenderne una vuota e riempirla con un po’ della pozione che era nella pentola. Phoebe alzò lentamente lo sguardo e lo posò sui suoi occhi, ma dovette distoglierlo pochi istanti dopo per evitare di far notare che aveva iniziato a respirare più velocemente. Per quanto si sforzasse di convincersi che era la cosa giusta, non riusciva a controllarsi. Ogni volta che lo guardava sentiva un brivido correrle lungo la schiena, e il respiro si faceva istantaneamente più affannoso. Si accorse che Paige li stava osservando e pregò perché Greg facesse qualcosa per distrarla, ma l’aiuto arrivò da qualcun altro: Xadrian comparve proprio tra sua sorella e l’angelo bianco. <Salve!>, esordì, sospirando profondamente. Sembrava fosse arrivato da laggiù di corsa. Si girò a fronteggiare lo sguardo duro di Greg, mentre Piper si girava con il biberon in mano e Leo si allontanava di qualche passo con Wyatt. <Beh, non mi aspettavo una festa di “Bentornato”…> Notò tutti gli ingredienti magici sul tavolo di fronte a lui e chiese a Phoebe: <Ti stai armando?>

Greg lo fulminò con uno sguardo ancora più truce e stava per dire qualcosa, ma Paige intervenne decidendo che aveva visto troppi litigi quel giorno. <Allora, com’è andata?>

Xadrian si girò a guardarla dal momento che si sentiva troppi sguardi cattivi addosso: la più piccola era chiaramente la più pacifica. <Non tanto bene, non mi hanno creduto. Fortunatamente sono riuscito a convincerli a non aiutarmi, ma dovete sbrigarvi.>

Greg lanciò uno sguardo a Paige da sopra la spalla di Xadrian. Sembrava dire: “Non fidatevi”. <Ma dobbiamo ancora pensare a quale pozione fare per…> iniziò lei, ma fu interrotta dal demone.

<Oh, per favore! Quanto ci vuole?? Siete il Trio! Dovreste riuscirci subito!> protestò.

<Ehi.> lo chiamò Greg, costringendolo a girarsi solo col tono di voce. <Faranno la pozione quando saranno pronte.> gli disse. Sembrò averlo spaventato almeno un po’, perché Xadrian alzò le mani e disse: <D’accordo! D’accordo! Sta’ calmo.> Sorrisino teso. <Volevo solo farvi capire che non ci vorrà molto perché capiscano quello che sta succedendo, io vi ho avvisate.> Detto questo sparì com’era arrivato.

Paige ringraziò con un sorriso il suo nuovo angelo bianco, il quale disse: <Sta cercando di mettervi fretta. Vi consiglio di preparare la pozione senza farglielo sapere. Dobbiamo ancora capire a che gioco sta giocando.> Guardò una per una le streghe, ma solo Piper e Paige annuirono.

<Vado a dare un’occhiata al Libro delle Ombre.> Paige sparì dietro l’angolo mentre Piper controllò la temperatura del latte e si avviò verso il piano superiore seguita da Leo e Wyatt.

Greg li seguì con lo sguardo e rimase a fissare la porta, incapace di tornare a guardare Phoebe. Sentì che la tensione era aumentata, ma era una tensione diversa da quella che aveva appestato l’aria fino a qualche minuto prima. C’erano solo loro due.

Si girò.

Phoebe era rimasta immobile, la boccetta in mano e lo sguardo fisso sul tavolo. Poteva quasi sentire il suo respiro e il battito del suo cuore. Notò che le tremavano le mani e si sforzò di non correre ad abbracciarla. In un secondo, la boccetta scivolò dalle mani della ragazza che, nel tentativo di prenderla, travolse le altre facendole cadere sul tavolo. <Dobbiamo parlare.> le disse, ma evitò di muovere un passo. O forse voleva farlo e non ci riusciva. Phoebe chiuse gli occhi un secondo, poi scosse la testa e gli diede le spalle per mettere le erbe al loro posto. <Dobbiamo finire il discorso di ieri sera.>

<Sai benissimo come finisce.> rispose sussurrando, non perché non volesse farsi sentire, ma perché non riusciva a trovare la voce.

<Non puoi evitarmi tutta la vita.>

<Non sarà per tutta la vita. Quando non sarai più il nostro angelo bianco sarà tutto più facile.> cercò di convincerlo. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era che lui mettesse in discussione le sue false certezze. Con la mente era convinta che quella scelta era la più giusta, ma il cuore le diceva esattamente il contrario. Era stata senza di lui per due mesi, e averlo accanto in quel momento, sapere che sarebbe stato lì ancora per qualche tempo, le faceva pensare a come doveva essere una vita con lui.

<Non puoi chiedermi di smettere di amarti.> le disse. Dal tono di voce sembrava quasi fosse fatto di granito, ma dentro di lui stava sciogliendosi come cera sciolta dal fuoco dell’amore. Gli tremavano le gambe, ma la paura di non vederla più gli dava la forza per continuare a opporsi a quella che ormai era una conclusione quasi scontata. Vide le spalle di Phoebe sollevarsi un paio di volte in un profondo respiro. Sapeva che le stava facendo del male, ma sapeva anche che non era quello che lei voleva realmente.

<Le cose sono cambiate.> gli disse, tentando disperatamente di aggrapparsi a qualcosa che la salvasse da quel discorso. Si costrinse a girarsi per guardarlo in faccia. E una frazione di secondo dopo voleva nuovamente dargli le spalle per non confrontarsi con il suo sguardo. Era così pieno d’amore che Phoebe sentì le lacrime salirle negli occhi.

<Non è cambiato niente! Ero sposato quella notte come lo sono adesso!> disse, lasciandosi sfuggire una nota di disperazione.

<Non sapevo fossi un angelo bianco.> puntualizzò.

<Se l’avessi saputo non saresti venuta a letto con me?>

Si immobilizzò.

Non poteva rispondere a quella domanda, ma era sicura che lui sapesse la risposta e che l’avesse chiesto solo per scoprirla. Sarebbe andata lo stesso a letto con lui. L’avrebbe rifatto anche quella notte stessa. Sentì le voci delle sue sorelle che le dicevano “Cosa ti è saltato in mente? Non pensavi alle conseguenze?” e un miliardo di altre frasi che le intasavano il cervello. Chiuse un istante gli occhi per riprendere il controllo. <Greg, non insistere. Ho già preso la mia decisione, che ti piaccia o no, che tu lo voglia o no. Ed è quella più giusta per tutti.> disse, nascondendo l’incertezza.

Greg fissò lo sguardo negli occhi di lei, e in quel momento capì che con quella frase il discorso era finito. Non avrebbe più potuto toccare il suo corpo, né parlarle dolcemente, né baciare le sue labbra. <Ma non per noi.> Orbitò via lanciandole un ultimo sguardo pieno d’amore.

Phoebe rimase a fissare il vuoto.

Era finita.

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Le lettere sullo schermo iniziarono a sfocarsi, e il rumore dei telefoni che squillavano in continuazione si fece sempre più lontano. Non poteva rispondere a quella lettera. Non poteva dire ad una donna, che aveva tradito una volta il marito, di essere sincera con lui. Greg non le rivolgeva la parola da due giorni. E non la guardava. Lo stava facendo per assecondarla nella sua decisione o per farle cambiare idea? Forse era solo furioso con lei per avergli permesso di innamorarsi, e in seguito avergli rovinato la vita allontanandolo quasi senza motivo. Non voleva che finisse così. Nonostante fosse immorale e indiscutibilmente scorretto, lo amava troppo per lasciarlo andare con la convinzione che a lei non importava più niente. Si decise a parlargli quella sera stessa, ma cambiò idea considerando che avrebbero potuto scoprirli…o che si sarebbe persa nel suo sguardo. Era ripiombata nello stesso abisso in cui aveva vagato quando era stata lontana da lui per quei maledetti due mesi. Si sentiva completamente svuotata, e aveva l’impressione di camminare in una bolla di fumo: tutto quello che accadeva intorno le arrivava ovattato. Appoggiò la mano sulla tempia come se volesse bloccare quel turbinio di pensieri.

… …

Era lui che amava. Era di lui che aveva bisogno. Nient’altro.

Ritornò a fissare il puntatore lampeggiante nella speranza che iniziasse a scrivere da solo la risposta. Se la sua lettrice fosse stata una strega, avrebbe potuto dirle di usare l’incantesimo della verità sul marito.

…L’incantesimo della verità…

E se l’avesse usato con Piper per dirle di Greg? Avrebbe potuto diminuire la durata dell’incantesimo per evitare effetti a cui non avrebbe potuto rimediare.

Sentì bussare alla porta del suo ufficio e rispose meccanicamente <Sì…> senza curarsi di vedere chi fosse.

<Il tempo sta per scadere!> Elise rimase sulla soglia in attesa di un cenno. Neanche la sua voce acuta era riuscita a scuotere Phoebe dal suo torpore. Attese qualche altre secondo prima di dire <Pronto?> alzando ancora di più il volume e, quando finalmente la sua dipendente si girò a guardarla con un’espressione confusa, continuò: <Benvenuta sul pianeta Terra! Io sono Elise e ti porto la pace!> scandendo parola per parola.

In quell’istante il cellulare di Phoebe iniziò a squillare e, mentre lo cercava, osservò Elise appoggiarsi allo stipite della porta. Era chiaro che non se ne sarebbe andata finché non fosse stata ascoltata. Guardò il display: “Casa”. <Pronto?> rispose quasi infastidita, sapendo cosa la aspettava.

<Siamo pronte.> Paige non ebbe bisogno di spiegare altro. Quella mattina avevano deciso di andare ad affrontare Keion senza avvisare Xadrian, in modo da scoprire eventuali accordi nascosti tra lui e la sua fazione.

<Sto lavorando.> bisbigliò, sbirciando Elise con la coda dell’occhio. Evidentemente aveva capito cosa stava succedendo, perché le stava intimando di non andarsene scuotendo vigorosamente la testa. <Sono passati due giorni, aspettare un altro paio d’ore non vi ammazzerà.> aggiunse, iniziando a sentire addosso la pressione di Elise e dei pensieri che stavano ricominciando ad assillarla.

<Non so se ti ricordi il significato delle parole “effetto sorpresa”… Xadrian non è in giro, non vorrei che più tardi la sorpresa la facesse a noi …> fece notare Paige.

Phoebe tornò a guardare il suo capo, combattuta tra l’andare e il rimanere. Sapeva perfettamente perché non aveva voglia di tornare a casa. Perché voleva evitarlo? Aveva bisogno di lui, ma allo stesso tempo aveva paura di essere di nuovo allontanata. Vide che Elise la stava fissando impaziente di sentire la risposta.

<Ti servono due ore per prendere una decisione?> ironizzò Paige.

Phoebe guardò un’ultima volta verso la porta prima di rispondere. <Va bene.>

Elise si raddrizzò con uno scatto e sembrò voler entrare per ingoiare il cellulare di Phoebe che, dopo aver salutato la sorella, chiuse la conversazione e si preparò ad essere investita dai rimproveri. <Devi ancora consegnarmi la colonna di oggi!> sbraitò la donna facendo qualche passo nell’ufficio.

<Te la farò avere in tempo…> replicò con un tono disinteressato. Il lavoro era l’ultimo dei suoi problemi in quel momento.

<Me lo auguro…> Elise uscì lasciando la stanza in un silenzio rotto solo dal ticchettio della pioggia sul vetro della finestra. Phoebe si girò a guardarla. 

Le gocce di pioggia le facevano pensare a delle lacrime. In quel momento avrebbe tanto voluto piangere e lasciare uscire tutta la disperazione. Non sapeva cosa fare, il dolore di non poter esprimere i suoi sentimenti stava diventando troppo insopportabile per riuscire ad andare avanti anche un solo giorno, e sapeva che qualunque cosa avesse deciso di fare l’avrebbe portata ad un dolore ancora più grande. Tuttavia Greg aveva ragione. Il silenzio non era la strada giusta, dovevano parlarne. Ma se l’avessero fatto…quale decisione avrebbero preso? Non riusciva a guardarlo negli occhi e mentire dicendogli che era convinta di quello che diceva, che per lei era stato un errore o che non voleva rivederlo mai più. Si conoscevano da poco, ma sin dal primo giorno avevano avuto l’impressione di conoscersi da più di una vita. Era convinta che non appena l’avesse guardata negli occhi, si sarebbe accorto di quello che la sua anima gli stava gridando.

Ma l’avrebbe guardata?

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Aveva messo solo un piede in casa quando si bloccò istintivamente, mentre cercava di combattere contro l’impulso di girarsi e scappare il più lontano possibile. Viveva nella menzogna da così tanto tempo che sentiva quasi il bisogno di urlare a tutti la verità. Stava mentendo alle sue sorelle, stava mentendo a Greg…e stava mentendo a sé stessa. Senza accorgersene era già entrata in casa.

<Sei tu?> Phoebe seguì la voce di Piper fino al soggiorno senza preoccuparsi di vestire la solita maschera di falsità. Entrò nella stanza e trovò le sue sorelle sedute sul divano che misuravano ogni movimento che faceva.

<Finalmente! Altri cinque minuti e ti avremmo salutato dicendo “Felice anno nuovo”!> L’ironia di Paige non ebbe alcun effetto su Phoebe, che non era ancora riuscita a scuotersi dal senso di apatia che la accompagnava quella sera. Diede loro le spalle mentre lasciava il cappotto solo per guadagnare qualche altro secondo, ma non riuscì ad avere un tono neutrale mentre diceva: <Nessuno mi paga per uccidere demoni, quindi preferisco fare il possibile per mantenere il posto al giornale…>

Paige e Piper si scambiarono un’occhiata perplessa. Lo strano comportamento della sorella ormai non era più una novità, ed essere escluse dai suoi problemi le faceva sentire inutili. <Non dire sciocchezze, Elise non ti licenzierà mai…> la rassicurò Paige. Ebbe un mugolio come risposta, e vedendo che Piper iniziava a spazientirsi, continuò: <E poi…devo ricordarti come hai fatto ad avere il posto?>

Finalmente Phoebe si girò ma il suo sguardo fece sparire il sorriso dal volto di Paige. Non si diede neanche la pena di risponderle, ma si limitò a dare un’occhiata in giro quasi preoccupata. Si era appena accorta che Greg non c’era.

<Dobbiamo ripassare il piano di stamattina?> chiese Piper con una punta di sarcasmo. Iniziava ad averne abbastanza del suo comportamento. Quando i suoi problemi personali le impedivano di concentrarsi non metteva a rischio solo la sua vita, ma anche quella delle sue sorelle e del nipote, e questo per Piper era inconcepibile. Notò che la sorella era impegnata a guardarsi intorno, e quando finalmente i loro occhi si incrociarono, Piper capì che Phoebe non aveva ascoltato neanche una parola, e ne ebbe la conferma quando si sentì chiedere: <Dov’è Greg?>.

Se non aveva un buon rapporto con lui, perché ogni volta chiedeva dove fosse?

Phoebe si accorse troppo tardi dell’errore, e per qualche istante la paura di aver causato l’irreparabile le attanagliò lo stomaco paralizzandola. Lo sguardo inquisitorio che si ritrovò puntato contro non la fece sentire meglio, ma un rumore di passi catturò l’attenzione delle tre sorelle. Greg fece il suo ingresso nella stanza portando alcune boccette in mano e andò dritto verso Piper e Paige, concedendo a Phoebe uno sguardo fugace e impenetrabile, mentre la sorpassava per fermarsi vicino al tavolino dove poggiò le pozioni. Quel comportamento le provocò un moto di disperazione facilmente distinguibile sul suo volto. Si era ritrovata a fronteggiare la realtà all’improvviso: Greg non voleva più avere niente a che fare con lei.

<Posso spiegarvi per l’ultima volta perché non sono d’accordo?> chiese Greg rivolto alle sorelle, mentre Phoebe si sentiva come se l’intera casa le stesse crollando addosso. Greg percepiva tutto quello che lei provava, e agire in quel modo era doloroso anche per lui.

<Ce l’hai ripetuto almeno venti volte, oggi…> fece notare Paige. Piper continuava a fissare Phoebe che sembrava mentalmente assente.

<State facendo esattamente quello che vuole lui. È da tre giorni che vi sta spingendo ad accorciare i tempi, ci avete fatto caso?> Poteva anche aver chiuso la storia con lei, ma non aveva nessuna intenzione di mandarla nel mondo del male a rischiare la vita.

<Già, ma non ci ha spinto ad andare da sole, l’abbiamo deciso noi.> Piper gli lanciò uno sguardo di sfida. Era ancora indispettita per l’atteggiamento di Phoebe, e sapere che in qualche modo era implicato Greg la rendeva dura anche con lui. Vedendo che l’angelo bianco sosteneva il suo sguardo, aggiunse con un tono tagliente: <Non siamo streghe da ieri.>

<Allora l’esperienza avrebbe dovuto insegnarvi ad essere più prudenti. State andando a combattere contro un’intera fazione praticamente in due.> Phoebe era rimasta inerte fino a quel momento, incapace di credere a quello che stava accadendo. Sua sorella e il suo ex amante erano sull’orlo di una lite catastrofica. Greg aveva ragione ad essere prudente, ma non c’era alcun bisogno di ignorarla in quel modo, né di aggredire Piper. <Sono una strega anche senza poteri attivi.> sbottò all’improvviso, rompendo il pesante silenzio che si era creato. Greg smise di darle le spalle e si spostò lateralmente, continuando a guardarla a malapena con la coda dell’occhio. Inspirò a fondo come se fosse stanco di combattere e avesse rinunciato a rispondere, ma dopo qualche istante disse: <Se avete problemi a lavorare con me, posso abbandonare l’incarico.>

Phoebe s’irrigidì.

Non poteva crederci: aveva trovato una scusa per proporre la sostituzione. Pregò che le sue sorelle non lo prendessero sul serio. Non poteva farlo. Non poteva andare via in quel modo. Averlo vicino le rendeva la vita difficile, ma vivere senza di lui sarebbe stato un inferno.

<Questi non sono “problemi”…> iniziò Piper alzandosi e prendendo le boccette dal tavolino. <Sono piccole divergenze di opinioni.> Guardò Greg con un’espressione rassicurante. Ormai aveva capito che tra lui e Phoebe era successo qualcosa di grave, anche se non riusciva a intuire cosa fosse. E visto che a tal proposito sua sorella era muta come una tomba, contava di parlare con lui, quindi non poteva farlo andare via. Il senso di protezione verso Phoebe le faceva mettere in atto tattiche incomprensibili perfino a lei stessa. <Staremo attente.> Porse le boccette a Phoebe, che si avvicinò al resto del trio ignorando volutamente Greg. Poi aggiunse con uno sguardo furbo: <Aspettaci qui, non si sa mai.> Diede la mano alle sue sorelle inducendo Paige a orbitare via.

L’angelo bianco riuscì a rimanere impassibile solo per pochi attimi, poi chiuse gli occhi e la sua mente si svuotò. Quando li riaprì, scoprì che il suo unico pensiero era Phoebe.

Aveva provato ad allontanarla, ma neanche quello aveva funzionato, e forse Piper stava iniziando a capire qualcosa. Nonostante si sforzasse di trovare un modo per facilitare il distacco tra lui e Phoebe, continuava ad amarla così profondamente che lui si stesso si sentiva spiazzato da tutto l’amore che provava per lei. Come avrebbe fatto a vivere senza di lei?

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Erano passati quasi dieci minuti e Greg non aveva ancora trovato una risposta soddisfacente. Era attratto da lei in un modo assolutamente incontrollabile. Non passava un minuto senza che pensasse a lei, alla sua voce, al suo tocco, al suo sguardo, al suo sorriso. Tutto di lei lo faceva impazzire, e ogni volta che la vedeva si sentiva come un ragazzino alla prima cotta, ma la sua non era solo una cotta…aveva completamente perso la testa, e sapeva che anche per lei era lo stesso. Era un uomo come gli altri, gli riusciva difficile credere che una donna come lei potesse amare uno come lui.

Cercò di rilassarsi sedendosi sul divano.

Quasi dieci minuti, e non erano ancora tornate. Gli avevano detto di rimanere lì, ma se avessero avuto bisogno di lui? Se non avessero fatto in tempo a chiamarlo e fossero finite nei guai? Però non aveva neanche ricevuto segnali di sofferenza dalle sue protette. Che stava succedendo allora?

Si alzò e ricominciò a passeggiare su e giù, incapace di trovare un pensiero che lo tranquillizzasse. La stanza era ancora carica di tutta la tensione che si era creata con Piper. E con Phoebe. Come gli era venuto in mente di ferirla in quel modo? Come se non bastasse aveva messo Piper in grado di sospettare quello che stava accadendo tra loro. Lui aveva detto che in redazione avevano avuto problemi a sopportarsi a vicenda, ma per quanto ancora avrebbero creduto a quella storia? Per quanto sarebbero stati in grado di nascondere i loro sentimenti?...

Dolore.

Improvvisamente sentì che le sue protette stavano soffrendo.

Combattendo contro il panico che stava nascendo in lui, decise di non aspettare la chiamata e di orbitare da loro, ma quando era quasi sparito dalla stanza sentì Piper chiamarlo dal soggiorno di casa Halliwell. L’immagine che gli si presentò una volta tornato indietro rese inutile la sua precedente lotta contro il panico. Phoebe era a terra priva di sensi, mentre le altre due sorelle avevano una ferita da sfera di energia. Si precipitò da Phoebe senza chiedere cosa fosse successo, e mentre stendeva le mani su di lei iniziò a pensare a cosa avrebbe fatto se non fosse riuscito a guarirla. Ricordò tutte le volte che si erano scambiati sguardi in redazione, tutte le volte che si erano ritrovati troppo vicino, sentendo uno il respiro dell’altro, uno il battito dell’altro.

Finalmente Phoebe aprì gli occhi, e nel preciso istante in cui incontrò l’azzurro profondo degli occhi di Greg, cancellò dalla sua mente quello che era accaduto venti minuti prima in quella stessa stanza. Rimasero qualche attimo a guardarsi negli occhi per scusarsi reciprocamente, finché Piper chiese: <Tutto ok?> mentre la sua ferita si rimarginava grazie al figlio.

<Sì, tutto ok…> le rispose Phoebe senza spostare lo sguardo dagli occhi di Greg. L’arrivo di Xadrian fece distrarre le sue sorelle, mentre loro due continuavano a guardarsi e a sentire la passione crescere con il passare dei secondi.

<Che diavolo vi è venuto in mente??> tuonò il demone. Greg alzò lentamente lo sguardo verso di lui: qualunque cosa fosse successa laggiù, l’aveva chiaramente innervosito. <Non era forse il caso di avvisarmi che stavate venendo?> chiese ancora Xadrian con un lampo negli occhi.

<Forse sei tu che dovevi dirci qualcosa, non ti pare?> ribatté Paige tenendosi la spalla ferita.

<Se mi aveste messo a conoscenza dei vostri piani, vi avrei avvisato che Keion aveva appena attivato una protezione contro i vostri poteri!> spiegò, cercando di non pensare al fatto che il Trio aveva mandato all’aria tutti i piani.

<Non ti abbiamo detto niente per verificare che non stessi preparando una trappola, e a quanto pare avevamo ragione a pensarlo…> replicò dura Piper. L’angelo bianco decise che era arrivato il momento di ricordare a Xadrian che le tre sorelle non erano sole. Si alzò e porse le mani a Phoebe aiutandola a rialzarsi. Una volta in piedi, la ragazza non riuscì a muovere un altro passo, completamente immobilizzata dai brividi che le correvano lungo tutto il corpo. Le loro mani erano unite e si congiungevano perfettamente. Le erano sempre piaciute le sue mani: così grandi e così delicate…

<Se fossi d’accordo con la mia fazione, non vi avrei salvato la vita!> sottolineò Xadrian alzando un po’ la voce. Stava ricordando loro che, se non avesse deviato una sfera di energia lanciata da uno dei sette demoni, sarebbero morte entrambe.

<Magari stai solo aspettando il momento giusto…o stai aspettando che distruggiamo Keion per poi eliminarci?> gli chiese Piper cercando di trovare il punto debole per farlo crollare.

<Potrei pensare la stessa cosa di voi. Le streghe buone dovrebbe rispettare gli accordi che prendono.> fece notare il demone.

Phoebe si impose di non guardare Greg negli occhi, e decise che aveva bisogno di allontanarsi da lui per non cadere ancora di più, ma non appena Greg sentì le mani di lei iniziare a scivolare via dalle sue, strinse un po’ la presa ottenendo solo uno sguardo fugace. Phoebe si diresse verso le sue sorelle facendo finta di essere interessata alla discussione, quando invece nella sua mente c’era solo lui e la sua dolce stretta di qualche istante prima. Si posizionò accanto a Paige pensando che fosse il posto più sicuro in quel momento: lontana da Xadrian, lontana da Piper e lontana da Greg. Tuttavia non riusciva a non guardarlo: spostava di continuo lo sguardo da Xadrian a lui, come aveva fatto la sera in cui si era presentato come il loro nuovo angelo bianco.

<Anche se non ha ancora capito che sto cercando di fregarlo, verrà comunque a cercarvi. Questa volta dovrete sbrigarvi sul serio…e avrete bisogno del mio aiuto.> disse Xadrian, guardando le streghe una ad una con un’espressione decisa sul volto. Non voleva che lo escludessero di nuovo, soprattutto perché nessuno di loro in quel momento era in grado di sconfiggere Keion senza aiuto.

<Ad ogni modo è meglio che non giri troppo da queste parti, potrebbero scoprirti definitivamente.> Piper sperò che non capisse che era solo un modo per non averlo tra i piedi. Il demone le guardò tutte con uno sguardo d’intesa prima di sparire, quando le tre sorelle si guardarono preoccupate. <Allora…Qualche idea su quanto è successo?> chiese la più grande a Phoebe. Greg realizzò che doveva ancora guarire Paige, quindi le si avvicinò senza dire una parola, proprio come la sua ex amante, che non aveva risposto alla domanda della sorella. <Perché le tue pozioni non hanno funzionato?> insistette Piper, convinta di conoscere già il motivo. La risposta fu un’alzata di spalle. <Phoebe…senza poteri attivi possono aiutarti solo le pozioni. Se inizi a sbagliarle…>

<È la prima volta che una pozione fatta da me non funziona.> la interruppe Phoebe, tentando di anticiparla. Anche lei sapeva di aver sbagliato qualcosa quella sera, ma se sua sorella avesse capito anche quello, sarebbe stata veramente la fine.

<Sì, è la prima volta, ma erano quattro pozioni, e hai quasi rischiato di farti ammazzare…> Phoebe distolse lo sguardo, uno dei suo modi per dire che non era d’accordo e che continuare quella conversazione era assolutamente inutile per lei. <Ti sto solo chiedendo di stare un po’ più attenta! Qualunque cosa ti stia distraendo in questi giorni, non può essere più importante della tua stessa vita!> Phoebe non sembrò impressionarsi a quelle parole, al che Piper si spazientì definitivamente e, dopo aver dato uno sguardo a Greg, se ne andò quasi come un tornado. Anche Paige fissò lo sguardo sulla sorella, cercando di farle capire che la pensava allo stesso modo, poi uscì dalla stanza con una calma forse troppo ostentata per essere vera.

Phoebe sospirò. Il rapporto con le sue sorelle stava peggiorando ogni giorno di più, e se non avesse trovato una soluzione al suo problema li avrebbero scoperti in pochissimo tempo. Sua sorella sarebbe stata capace anche di legarla ad una sedia per scoprire il motivo di quel suo comportamento. Cercò gli occhi di Greg, ma non appena capì quello che le stavano dicendo, decise che non sarebbe riuscita a parlargli. Le uniche possibili soluzioni a tutta la storia erano due: scappare con lui su un’isola deserta o non vedersi mai più. E lei non gradiva nessuna delle due. Non sapeva più cosa fare, e questo senso di impotenza, acuito dall’espressione di Greg, le impedì di dire anche una sola parola. L’angelo bianco non poté fare altro che vederla andare via senza avere la possibilità e la forza di fermarla.

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La luce soffusa illuminava a malapena l’angolo di soffitta in cui solitamente si trovava il Libro delle Ombre, e il fruscio delle sue pagine sfogliate riempiva la stanza, intervallato solo dai suoni della notte che provenivano dalla finestra semi aperta: il motore di una macchina che veniva acceso, un cane che abbaiava in lontananza, il rumore lontano dei camion sulla statale. Phoebe, seduta sul piccolo divano, smise di sfogliare il Libro e volse lo sguardo verso il panorama che si stagliava dalla finestra: la luna dominava su San Francisco e, anche se il suo chiarore era sminuito dalle luci della città, essa non smetteva di splendere.

Si ricordava perfettamente la prima sera che aveva incontrato Greg, di come era rimasta colpita dal suo sorriso, dal suo fascino, dalla sua classe. Da quel giorno aveva combattuto per non pensare costantemente a lui, e si era scoperta spaventata quando aveva capito che anche lei era sempre nei pensieri di Greg, ma la loro storia non aveva alcuna chance di esistere. Avevano vacillato per tre mesi pensando che il tempo avrebbe chiarito i dubbi e avrebbe attenuato l’attrazione che c’era tra loro, ma tutto questo non era accaduto e ora si ritrovavano a dover affrontare quella scelta obbligata che avevano cercato di evitare fino a quel momento. Non era giusto continuare quella storia. Non era giusto nei confronti della moglie e nei confronti delle altre Halliwell. Ma era giusto rinunciare al loro amore?

Appena vide che qualcuno stava per orbitare lì, si fece prendere dal panico. Non era pronta a parlare con Greg, e ancora meno con chiunque fosse andato lì per chiederle spiegazioni su cosa stesse accadendo tra loro.

Greg comparve proprio accanto al leggio.

Rimasero per alcuni istanti fermi, guardandosi negli occhi. Nessun sorriso. Nessun saluto. Solo uno sguardo pieno di ansia, voglia e disperazione. <Come stai?> le chiese ad un certo punto. Dal suo tono di voce erano spariti tutte le tracce del nervosismo che aveva avuto quella sera. 

Phoebe tardò a rispondere. La sua voce poteva far credere che fosse stata una domanda innocente, che si riferiva all’esito della battaglia con Keion, ma i suoi occhi le dicevano tutt’altro. <Bene.> rispose infine. L’emozione le bloccò le parole in gola quando stava per ringraziarlo di averla guarita.

Il silenzio scese su di loro.

Greg portò lo sguardo sul Libro che poggiava sulle ginocchia di Phoebe. <Che stai facendo?> Il modo con cui le si rivolse le mozzò il fiato. Il tono di voce solitamente profondo aveva lasciato spazio ad un sussurro che su di lei aveva lo stesso effetto di una carezza.

<Sto…controllando il Libro, forse trovo qualcosa che possa aiutarci con Keion.> rispose faticando a riprendere il controllo.

Ancora silenzio.

Greg la guardò e lesse nei suoi occhi. Avrebbe tanto voluto abbracciarla e non lasciarla più, ma la corda invisibile della razionalità non gli permetteva di fare alcun movimento verso di lei. <Ti senti in colpa?>

Per un momento si era dimenticata che lui aveva il potere di capirla al volo. Mentire sarebbe stato inutile. <Tu non lo saresti?>

L’angelo bianco eluse la domanda e continuò a fissarla. Sapeva che dormiva male, che quella situazione le impediva di concentrarsi, che si sentiva in colpa verso le sue sorelle e tutti quelli a cui stava mentendo, ma non aveva nessuna voglia di farle credere che si sarebbe sistemato tutto magicamente. <Dovresti riposare.> disse semplicemente. Era sicuro che Phoebe avrebbe capito l’antifona, infatti la ragazza distolse lo sguardo e prese a torturare un angolo del Libro. Sapevano entrambi a cosa avrebbe portato iniziare “quel” discorso e nessuno dei due aveva il coraggio di affrontarlo. Ora però erano soli, non sarebbero stati interrotti: era il momento giusto. Greg raccolse le forze e disse: <Mi dispiace.>

Phoebe riportò lo sguardo su di lui. Aveva appena sentito la frase che chiariva le incertezze di quella sera: gli dispiaceva di averla trattata male. <Anche a me.> disse poco dopo, sforzandosi di non andare ad accarezzargli il viso. Deglutì mandando indietro le lacrime che le stavano salendo negli occhi. <Vuoi davvero essere sostituito?> Greg sembrò sorpreso e, quando stava per risponderle, lei lo anticipò: <E non dire che è quello che voglio io che conta, perché ci siamo dentro entrambi …> senza alcuna durezza nella sua voce.

<Allora dovresti sapere la risposta.> Stava iniziando a sentire troppo dolore per sopportarlo. Qualsiasi cosa facesse aveva l'impressione di sbagliare, e tutta la forza che l'aveva accompagnato fino a quel momento della battaglia iniziava a venire meno. Vide Phoebe abbassare lo sguardo, ed ebbe l'impressione che l'unico suono nella stanza fosse il battito dei loro cuori.

La strega si alzò per riportare il Libro al suo posto, e ogni passo che faceva verso di lui sentiva come se stesse camminando su un pavimento di colla. Il suo cervello aveva acceso gli allarmi: la distanza stava pericolosamente entrando nel range del proibito. Quando posò il Libro ebbe il tempo necessario per sentire il respiro di lui. Stesso ritmo. Ad ogni suo respiro sentiva il suo amore circondarla ed entrare in lei al posto dell’aria. Phoebe si sentì sciogliere, le gambe che iniziavano a cedere. Non riusciva in nessun modo a contrastare tutto quello che accadeva in lei quando si trovava a pochi centimetri da lui. Se si fosse girata a guardarlo negli occhi, quell’azzurro seducente l’avrebbe portata a fare qualcosa di cui forse si sarebbe pentita. <Non so neanche cosa voglio io…> disse con una punta di amarezza. Vide con la coda nell’occhio che Greg non accennava a spostarsi né a smettere di fissarla. Sentì il calore del suo respiro sfiorarle la guancia. Fu più forte di lei. In un secondo stavano di nuovo guardandosi negli occhi, ma quella volta si ritrovarono a meno di dieci centimetri di distanza.

Era la prima volta in tutta la sua esistenza che Greg stava per piangere per amore. Ogni volta che le era vicino, aveva l’impressione che il cuore gli stesse andando in mille pezzi perché non era in grado di contenere l’amore che provava per lei. Da quando la conosceva non era ancora riuscito a spiegarle del tutto i suoi sentimenti, e quando ci provava si bloccava pensando che le parole non fossero sufficienti. L’unica volta che era riuscito a esprimere completamente quanto la amasse era stata la notte in cui erano andati a letto insieme. 

Phoebe aveva l’impressione che i polmoni si stessero rifiutando di compiere il loro dovere. Si morse le labbra nel tentativo di fermare quello che stava accadendo dentro di lei, ma ad un tratto la vista iniziò a sfocarsi, e in quel momento capì che era sul punto di piangere. Abbassò gli occhi sulle labbra di Greg. Labbra sottili e perfette, che la invitavano a fare quello che le diceva il suo cuore, senza preoccuparsi degli effetti che ciò avrebbe portato. Labbra morbide, che erano state lontano da lei per così tanto tempo, da assaporare un bacio dopo l’altro…

Quando le mise una mano sulla guancia si sentì svenire. La sua mano destra si mosse automaticamente e andò ad accarezzare la barba soffice.

Chiusero gli occhi e si lasciarono vincere dall’amore. Le loro labbra si sfiorarono, ma nessuno dei due completò il bacio, come se fossero rimasti folgorati da quel semplice tocco. I pensieri erano svaniti, l’amore che provavano l’uno per l’altra aveva invaso ogni singola cellula del loro corpo. Phoebe mosse lentamente la testa di lato, sentendo le labbra di Greg sfiorarle tutta la guancia. Un contatto così dolce, delicato e allo stesso tempo appassionato, un contatto che li riportava a quella notte. Era chiaro ad entrambi cosa volevano veramente, ma nessuno dei due fece un altro movimento. Rimasero per un po’ in quella posizione, come se quel tocco leggero bastasse a trasmettere l’amore e la passione che avevano tanta voglia di dare l’uno all’altra.

Phoebe sentiva la necessità di bloccare quello che stava per succedere. La sua testa le urlava di scappare via, il suo cuore le urlava di rimanere lì e baciarlo con tutta la passione che fremeva nel suo corpo. Le labbra ancora socchiuse di Greg la stavano chiamando, mentre lei cercava di fuggire dal mondo di confusione in cui si era ritrovata catapultata. E quando sentì le sue dita accarezzarle le labbra si sentì morire. Avrebbe tanto volute baciarle. Una ad una.

Fece un passo indietro e, dopo avergli sfiorato la guancia per quella che pensava fosse l’ultima volta, se ne andò improvvisamente.

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FINE SECONDA PARTE





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